Leucemia Mieloide Acuta: pubblicato studio su un nuovo inibitore orale
Fino al 14% delle leucemie acute mieloidi esprime una mutazione nel gene dell’isocitrato deidrogenasi 1 (IDH1), che blocca la normale maturazione delle cellule leucemiche e promuove la trasformazione neoplastica. Questa mutazione è diventata bersaglio di nuovi farmaci, sviluppati per inibire selettivamente questo gene, mostrandosi efficaci in circa il 30% dei pazienti.Un recente studio di fase 1 pubblicato sulla rivista Lancet Hematology ha analizzato le caratteristiche biologiche e il profilo di sicurezza di un nuovo potente inibitore orale di IDH1, chiamato olutasidenib, somministrato sia in monoterapia sia in associazione al farmaco ipometilante azacitidina. I ricercatori hanno studiato la migliore dose terapeutica e l’efficacia in pazienti affetti da leucemia acuta mieloide o da sindromi mielodisplastiche ad alto rischio con una mutazione documentata di IDH1, sia di nuova diagnosi sia recidivate/refrattarie ad altre terapie.
Lo studio sul nuovo inibitore di IDH1
Lo studio ha arruolato in tutto 78 pazienti, di cui 32 hanno ricevuto il farmaco da solo e 46 in associazione all’azacitidina. Dopo aver definito la dose migliore pari a 150 mg due volte al giorno, il farmaco ha dimostrato una significativa attività clinica nelle leucemie acute mieloidi, con il 41-46% di risposte complessive nelle leucemie recidivate/refrattarie (rispettivamente da solo e insieme ad azacitidina) e fino al 77% di risposta globale, fra l’altro più duratura, nelle leucemie acute di nuova diagnosi in associazione all’azacitidina.Per quanto riguarda i pazienti con mielodisplasia (che in tutto erano però solo 13), i risultati migliori sono stati raggiunti quando olutasidenib veniva somministrato in associazione all’azacitidina in mielodisplasie di nuova diagnosi (risposta globale nell’86% dei pazienti).Il farmaco si è rivelato ben tollerato, con effetti collaterali soprattutto legati ad alterazioni dell’emocromo (neutropenia con febbre, anemia e piastrinopenia) e i decessi riportati sono stati dovuti soprattutto a progressione di malattia. La sindrome da differenziazione, una particolare tossicità legata a questo tipo di terapia, è stata riscontrata nel 13% dei pazienti, sia in monoterapia sia in associazione ad azacitidina, risoltasi dopo la temporanea sospensione o riduzione della dose del farmaco.I risultati promettenti di questo studio preliminare gettano le basi per continuare la valutazione di olutasidenib in un numero maggiore di pazienti con neoplasie mieloidi e di poter dare in futuro una nuova opzione terapeutica ai pazienti con questo tipo di leucemia, che tipicamente hanno strategie terapeutiche limitate e una prognosi avversa.
Fonte :Watts JM, Baer MR, Yang J, et al. Olutasidenib alone or with azacitidine in IDH1-mutated acute myeloid leukaemia and myelodysplastic syndrome: phase 1 results of a phase 1/2 trial. Lancet Haematol 2023 Jan;10(1):e46-58